11 Feb. 2010

We love you, Alexander

Lee Alexander McQueen nasce nell’East End di Londra nel 1969. Quando anni più tardi viene definito il "West End Boy che conquista Savile Row" (la strada di Londra degli abiti su misura), lui storce il naso e rifiuta le interviste.
Però la mano da grande sarto unita alla follia da creativo che viene dalla strada saranno le sue cifre stilistiche.

Ha appena 16 anni quando Alexander trova lavoro prima presso Anderson e Shepherd, in Savile Row, e poi da Bermans & Nathans, noti costumisti teatrali. A 20 anni arriva a Milano dove è impiegato nel team di Romeo Gigli. In seguito, nel 1992, ritorna a Londra dove completa la Saint Martin School of Art, la scuola per designer più importante del mondo. A soli 22, nel saggio di fine anno, stupisce stampa e compratori presenti e cattura da subito l’attenzione di Isabella Blow, nota giornalista di moda, morta anche lei suicida nel 2007, che l’accoglie sotto la sua ala protettiva. Suzy Menkes, fashion editor dell’Herald Tribune, all’epoca scrive così: "la collezione è ricca di un’eccezionale sostanza creativa e di maestria nella tecnica. Il taglio e gli ornamenti, poi, sono sublimi“. Nel 1996, con grande stupore, Bernard Arnault, patron del gruppo del lusso LVMH, lo mette alla guida della maison Givenchy, succedendo a un altro grande stilista inglese, John Galliano. Al termine della prima sfilata, la stampa grida al miracolo. Ma i dissidi con la proprietà sono dietro la porta. McQueen resta da Givenchy fino al 2001 quando, con un comunicato stampa, si interrompe il rapporto con il grande gruppo. Nel frattempo, vince per ben quattro volte il premio come miglior designer inglese tra il 1996 e il 2003.

Nel dicembre 2000, invece, è la volta di un altro grande gruppo, il Gucci Group che, per volere dell’amministratore delegato Domenico De Sole, acquista il 51% del suo brand. Da questo momento inizia la sua parabola creativa più felice. Iniziano le collaborazioni con le multinazionali sportive (come Puma). Il suo estro creativo si estende anche al cinema dove collabora con produzioni hollywodiane come "The Cell" (2000), thriller con Jennifer Lopez di cui firma tutti i costumi.

A metà strada tra alta moda e prêt-à-porter, gli abiti di McQueen vivono sull’equilibrio precario di sogno e realtà: non a caso, le sue sfilate sono momenti di teatro e spettacolo, gli show più attesi ad ogni stagione.

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Dicono che si sia suicidato. Perchè?

Cosa scatta nella testa di una persona per arrivare a un gesto simile?

Non ho parole…

Visto da fuori, sembrava una persona realizzata, di successo, geniale nel suo lavoro… eppure…

 

By Manu | Posted in Senza categoria, style | Post a comment or leave a trackback: Trackback URL.

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